Rafforzare l’identità dell’Ateneo significa anche contribuire attivamente al rafforzamento dell’identità dei territori su cui esso agisce e con cui esso interagisce, in primo luogo le città di Pavia e di Cremona con le loro province e poi tutto il sistema universitario, culturale e scientifico della Lombardia occidentale.
L’Ateneo deve farsi sempre più attivamente promotore, insieme al Comune di Pavia, di iniziative volte a promuovere il ruolo della città di Pavia come polo culturale, storico, artistico e turistico. Già oggi l’Ateneo offre un ampio spettro di conferenze, convegni e spettacoli: valga per tutti come esempio il programma di conferenze, proiezioni e concerti offerto dall’Auditorium di San Tommaso.
L’Università di Pavia può svolgere un ruolo attivo nella valorizzazione dell’immagine della città, mettendo a disposizione, anche con visite guidate, il proprio inestimabile patrimonio storico, culturale, architettonico e museale. In questo contesto, la valorizzazione di questo patrimonio può diventare una delle priorità dell’ateneo, che la può integrare in modo organico nella missione di formazione, di ricerca e di public engagement.
La valorizzazione del patrimonio edilizio dell’Ateneo potrebbe contribuire a mettere in risalto le tracce storiche, artistiche e monumentali di Pavia Capitale del regno longobardo e del Regnum Italicum, ad esempio attraverso una giusta rilevanza data alla chiesa di San Felice, che è forse il più integro monumento altomedievale presente a Pavia.
Un altro aspetto che merita di essere approfondito con il Comune di Pavia è quello relativo alla realizzazione di un Centro Congressi. La realizzazione di un’opera di questo genere è troppo impegnativa per essere affrontata autonomamente dall’Ateneo; d’altro canto, l’Università potrebbe certamente garantire ogni anno l’organizzazione di congressi a livello nazionale e internazionale in tutti i campi del sapere in cui svolge la propria attività di ricerca scientifica. Ciò si tradurrebbe in un incremento dell’attrattività di Pavia, dando in prospettiva un impulso anche alla ricettività alberghiera della città, che oggi costituisce un limite ben noto.
Al di là dei rapporti con la città di Pavia, il ruolo dell’Ateneo nel territorio dovrebbe essere ulteriormente rafforzato attraverso la collaborazione con le imprese e le iniziative didattiche che hanno un impatto diretto sul territorio.
Riguardo alla collaborazione con le imprese, un ruolo rilevante avrà la realizzazione del Parco Gerolamo Cardano. Oltre alla presenza già pianificata di avanzati laboratori universitari nei settori della microelettronica, della nutrizione e della farmacia all’interno del Centro di ricerca e formazione dell’università, attraverso il coordinamento di Arexpo il Parco Cardano ospiterà un’infrastruttura tecnologica per imprese private e start-up interessate a sviluppare progetti di ricerca applicata nell’ambito dello sviluppo sostenibile, su tematiche ispirate dai Sustainable Development Goals dell’agenda 2030 dell’ONU. L’avvio del Parco Cardano costituirà quindi un’occasione irripetibile per permettere alla nostra Università di assumere un ruolo guida nello sviluppo del territorio pavese come ecosistema dell’innovazione sostenibile, anche nella scia tracciata da Assolombarda Pavia nel corso del 2023, quando Pavia ha assunto il ruolo nazionale di Capitale della Cultura d’Impresa.
Riguardo alle iniziative didattiche, un rilievo particolare assume il potenziamento dell’area delle scienze agrarie. Settore da sempre assente nel panorama formativo e scientifico pavese, nel corso dell’ultimo rettorato l’agraria ha ricevuto un impulso forte attraverso l’avvio della Laurea magistrale in Agrifood Sustainability, attraverso il coordinamento dello Spoke sull’Agroindustria primaria nel quadro dell’Ecosistema NODES finanziato dal PNRR e, infine, attraverso, la progettata destinazione di spazi e laboratori all’interno del Parco Cardano al settore della ricerca nel campo della nutrizione e dell’agrifood. Questo impegno non può e non deve essere disperso, ma necessita di essere consolidato, in primis, attraverso una stabilizzazione delle competenze acquisite e attraverso un’acquisizione delle strutture didattiche necessarie alla formazione dei laureandi, direttamente o attraverso apposite convenzioni con aziende agricole.
Un’attenzione specifica e particolare deve essere poi riconosciuta al Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali, che deve mantenere un ruolo di protagonista e di portabandiera dell’Ateneo nell’ambito della città di Cremona e del sistema universitario cremonese. Tale ruolo è garantito dall’unicità, nell’ambito degli studi musicologici, di un Dipartimento che, trovando terreno fertile nella tradizione cremonese, assume una rilevanza nazionale e internazionale in ambito culturale e scientifico, oltre ad avere attivato l’unico corso in Italia di Conservazione e restauro di beni culturali per l’indirizzo Strumenti musicali e strumentazione scientifica e tecnica.
Il mantenimento di questo ruolo non deve essere però dato per scontato. La presenza nel territorio cremonese di altri due atenei, l’Università Cattolica e il Politecnico di Milano, determina una competizione che può essere virtuosa per il sistema cremonese nel suo complesso, ma può anche determinare una riduzione delle potenzialità di sviluppo della componente pavese, entrando in concorrenza con l’Università di Pavia soprattutto nelle possibilità di nuove forme di collaborazione e progettualità con il Comune di Cremona e con la Fondazione Arvedi. È quindi necessario che l’Ateneo mantenga a Cremona il proprio ruolo di primo piano, facendo leva principalmente sulle proprie competenze nell’ambito della musicologia e della conservazione dei beni culturali.
Un ultimo aspetto sostanziale riguarda, come detto, il posizionamento organico dell’Università di Pavia all’interno del sistema delle università lombarde, con particolare riferimento agli Atenei milanesi, con i quali il rapporto deve necessariamente essere privilegiato, data la vicinanza delle due città, la facilità di collegamento a Milano e, non ultima, la tradizione che vede l’Università di Pavia nascere come unico centro di formazione superiore del ceto dirigente del Ducato di Milano.